MARTEDì 15 maggio 2018 ore 18 - 20.30 (In lingua ORIGINALE con SOTTOTITOLI) (Sala Lampertico) LUNEDì 21 maggio ore 18 - 20.30 (In lingua ORIGINALE con SOTTOTITOLI) (Sala ODEON) |

Restaurato in 4K nel 2017 da Sony Columbia con la supervisione del regista
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Cast
Woody Allen (Alvy Singer), Diane Keaton (Annie Hall), Tony Roberts (Rob), Carol Kane (Allison), Paul Simon (Tony Lacey), Shelley Duvall (Pam), Janet Margolin (Robin), Colleen Dewhurst (mamma Hall), Christopher Walken (Duane Hall)
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Trama
Alvy Singer, attore comico di origini ebree, incontra casualmente Annie Hall, una ragazza carina, un po' svitata, di famiglia benestante del Middle West. Alvy, già scottato da due matrimoni falliti, inizia il nuovo rapporto con paura; ma anche Annie, istintivamente, dubita del successo del loro rapporto e mantiene un ampio margine d'evasione. Ciò nonostante, la relazione segue il più tipico dei corsi: incontro, studio reciproco, amore e scoperta delle rispettive debolezze. Un poco alla volta, quando lo slancio iniziale ha perduto mordente, i due procedono verso la separazione. Annie abbandona New York e si reca a Los Angeles dove spera in qualcosa di meglio. Alvy la raggiunge, con poca fiducia. Infatti si lasciano, rimanendo soltanto due buoni amici con ricordi piacevoli in comune. Alvy pensa ancora che Annie sia una donna fantastica e che conoscerla l'abbia arricchito ma riflette che il rapporto uomo-donna vive di irrazionalità, è pazzo e assurdo per molti versi, ma va accettato così com'è.
Critica
Un punto di svolta, una rivoluzione comica, una disintegrazione romantica. Woody Allen, come Chaplin, scopre il proprio talento nel padroneggiare il riso e il pathos. La sincopata storia d’amore tra Alvy e Annie scompagina ogni ordito narrativo (negli anni la critica parlerà di Ionesco, di Brecht e di Groucho), sullo sfondo di ‘cartoline newyorkesi degli anni Settanta’ che oggi stringono e fanno bene al cuore: glamour femminile fatto di larghi pantaloni, fragilità eccentrica e dipendenza farmacologica, i palcoscenici off del Village, Marshall MacLuhan in fila al cinema. Seems like old times: nel ricordo i due si baciano contro lo skyline visto dal Franklin Delano Roosevelt Drive, e comincia ufficialmente l’era Woody Allen, everyman senza uguali della commedia cinematografica moderna.
(Cineteca di Bologna)
"(...) Allen drammatico? Certo, e con una finezza psicologica e un'intuizione del linguaggio cinematografico che se non riescono sempre a fare di questo film la sua opera migliore, come pure scriveva qui il nostro Michael Kutza dopo la 'prima' a Hollywood, gli hanno permesso di proporsi con uno stile in cui risa e sospiri, 'gags' e tensioni, carezze e graffi si fondono sempre e perfettamente; arrivando in più momenti a forme di cinema 'colto' in cui aleggia se non proprio lo spirito di Bergman (come ha detto invece quella critica americana che ha parlato di 'scene di una relazione' dopo 'scene da un matrimonio') certo l'influenza tecnica e visiva di parecchi suoi film citati intenzionalmente in molti luoghi, nonultimi quelli in cui i ricordi del protagonista bambino si inseriscono nel suo presente, avendolo sempre come spettatore adulto. Un'opera seria, perciò, e seriamente comica. In Italia forse non raccoglierà gli stessi entusiastici consensi con cui è stata salutata negli Stati Uniti perché, per apprezzarla, bisogna conoscere a fondo quell'umorismo 'hiddish' da psicanalisi messo di moda a suo tempo da Philip Roth conil suo 'Lamento di Portnoy' e quelle due mentalità diversissime da cui nascono tutte le divergenze della coppia 'Allen-Keaton', la californiana, razzistica e 'swap' di lei, la newyorchese, ebraica, vulnerabile e lacerata di lui. Ma anche senza questa mappa della vita USA il film non lascerà indifferenti. Chi vi cercherà occasioni per ridere, ne troverà (anche se non moltissime), chi vi cercherà spunti di meditazione su se stesso, sui propri casi, sui propri disagi quotidiani, ne troverà quanti ne vorrà. Stupito, questa volta, di avere a sua guida un attore che appena ieri era un comico. Ma fino a che punto Woody Allen, anche ieri, era solo attor comico?"
(Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo')
Altre informazioni
Soggetto: Woody Allen, Marshall Brickman
Sceneggiatura: Woody Allen, Marshall Brickman
Fotografia: Gordon Willis
Montaggio: Wendy Greene Bricmont, Ralph Rosenblum
Scenografia: Mel Bourne
Arredamento: Robert Drumheller, Justin Scoppa Jr.
Costumi: Ruth Morley
Nato a Flatbush, un rione di Brooklyn (NEW YORK), il 1 dicembre 1935, da una famiglia ebraica di origine ungherese. A soli sedici anni decide di adottare il nome d'arte di Woody Allen e comincia a guadagnare i primi soldi vendendo le sue gag prima per strada e poi ai comici televisivi. Falliti gli studi sia alla New York University che al City College, inizia a lavorare come 'gang man' per alcuni spettacoli televisivi e come presentatore nei night clubs, alternando esibizioni comiche e musicali (suona il clarinetto dall'età di dodici anni). Prima di tentare la strada del cinema ottiene un grande successo a Broadway con le sue commedie: "Don't drink the Water" e "Play it again Sam". Nel 1965 debutta ad Hollywood come attore e sceneggiatore con "Ciao Pussycat" (What's new Pussycat) di Clive Donner. Il primo film lo dirige nel 1969: "Prendi i soldi e scappa" (Take the money and run). Nel corso della sua carriera ha ricevuto diciotto nominations all'Oscar vincendone tre: per la regia e la sceneggiatura originale di "Io & Annie" (Annie Hall) nel 1977 e per la sceneggiatura originale di "Hanna e le sue sorelle" (Hannah and her sisters). "Io & Annie" ha vinto anche l'Oscar come miglior film. Nel 1995, anno del centenario del cinema, riceve a Venezia il Leone d'oro alla carriera, ritirato in sua vece da Carlo Di Palma, che in quell'occasione dichiara "Ritirare premi al suo posto è diventato quasi un lavoro a tempo pieno, vista la sua idiosincrasia per le cerimonie pubbliche".
credits:
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