SABATO 10 agosto 2019 Ore 21.15 (Chiostri di S.Corona - Vicenza) MERCOLEDì 26 giugno 2019 Ore 21.30 (Chiostri di S.Corona - Vicenza) |
Regia
Bradley Cooper
Genere
DRAMMATICO, MUSICALE, ROMANTICO
Durata
135'
Anno
2018
Produzione
BILL GERBER, JON PETERS, BRADLEY COOPER, TODD PHILLIPS E LYNETTE HOWELL TAYLOR PER MALPASO PRODUCTIONS, GERBER PICTURES, THUNDER ROAD PICTURES, LIVE NATION, METRO-GOLDWYN-MAYER (MGM), JOINT EFFORT
Cast
Bradley Cooper (Jackson Maine), Stefani Germanotta (Lady Gaga - Ally), Sam Elliott (Bobby), Andrew Dice Clay (Lorenzo) |
Un divo del cinema, la cui fama rischia di imboccare il viale del tramonto a causa dei suo problemi di alcolismo, decide di aiutare una giovane cantante-attrice a muovere i passi giusti per raggiungere il successo...
Bisogna ammettere che Lady Gaga non sfigura, soprattutto rispetto alla Streisand: sulla forza della voce (che nel film si presenta con un'intensa esecuzione di 'La vie en rose') non c'erano certo da aspettarsi sorprese, ma anche la parte recitativa è piuttosto soddisfacente. Come si dice non sarà Sarah Bernhardt, ma certe idee di regia, come nella scena in cui si fa guardare con una sopracciglia applicata e l'altra no, aiutano a darle un'identità che non si dimentica. Se Cooper dimostra buone capacità registiche dando nuova voce, anima e corpo a un cinema popolare hollywoodiano soffocato da commediacce e supereroi, se nei panni di Jackson, bello, dannato e votato all'autodistruzione, farà sospirare non poco il pubblico femminile, la vera sorpresa è proprio Lady Gaga che recita per lo più senza trucco, in una veste acqua e sapone decisamente inedita e affascinante, sgranando i suoi grandi occhi su un mondo che sembra guardare davvero per la prima volta. (...) non è nata una stella del pop, quello lo sapevamo già, né una nuova Meryl Streep. Ma Stefani Germanotta, una Lady Gaga senza plateali maquillage o provocazioni, ha il carisma coinvolgente da diva un po' rétro. (...) La chimica sullo schermo tra Cooper e Gaga funziona (...). (...) la storia è proprio sempre quella, Cooper ci mette il suo fascino da seduttore hollywoodiano, una voce invidiabile e alcuni trucchetti alla chitarra per rendere plausibile il suo personaggio. Ma il suo vero talento è stato quello di coinvolgere Lady Gaga. Per diversi motivi. II primo è musicale, lei ha scritto le canzoni del film e questo è già un valore aggiunto. Poi le canta e questo alza ancora di più lo spessore spettacolare perché anche per i frequentatori meno assidui della scena musicale risulterà difficile rimanere indifferenti di fronte allo sfoggio del talento spaventoso di Lady Gaga (...). Se tutto questo non bastasse la nostra riesce a dare di Ally (così è ribattezzata per i nostri tempi la protagonista) un'interpretazione decisamente efficace. Forse proprio perché non deve dimostrare nulla ai soloni del marketing hollywoodiano, il suo personaggio risulta molto più intenso e credibile del bonazzo Jackson-Cooper che si deve fare carico del tormento della condizione e indugia in lunghi silenzi che dovrebbero far salire il tasso di drammaticità, mentre fanno solo allungare la durata del film. Che sembra diretto sulla base di un algoritmo per raggiungere emotivamente lo spettatore. Sam Elliott, la voce più cavernosa del cinema statunitense, duetta con il fratellastro Cooper e si rinfacciano il copyright nella narrazione del film, ma la vera grande protagonista è lei che qui si presenta molto più come Germanotta che come Lady Gaga. Le mise stravaganti sono bandite come il trucco. Rimane il suo talento puro, capace di sostenere l'intero film. È nata una stella, e non è solo un titolo: Lady Gaga dimostra che oltre all'ugola c'è di più (...). Il testimone Stefani Joanne Angelina Germanotta l'ha preso da Barbra Streisand che nel 1976, al terzo 'A Star Is Born' dopo l'originale di William Wellman (1937) e il remake di George Cukor con Judy Garland (1954), duettava con Kris Kristofferson per Frank Pierson: non ne fa sentire la mancanza, e il merito è anche del partner, Bradley Cooper, che abbandonate le 'Notti da leoni' si riscopre uno e bino, ovvero interprete e neo-regista. (...) Una coppia per l'award season stelle e strisce, e ancor prima per il botteghino (...), ed è presto spiegato: il paso doble di Jackson Maine (Cooper), svelto di chitarra e ancor più di bicchiere, e la cameriera orfana di palco e sogni Ally (Gaga) allinea esecuzioni accorate (...) e romanticismo genuino, centrando tenerezze non addomesticate e battute non pastorizzate. (...) 'A Star Is Born' è troppo lungo e un po' involuto nella seconda parte, ma tutt'altro che disprezzabile (...), perché la chimica tra Gaga e Cooper c'è, si sente (...) e si vede. Musical e mélo. Bradley Cooper passa dietro la macchina da presa e sale sul palco. Come partner per questo tuffo “dove non si tocca” (Shallow, tra gli inediti di una colonna sonora monumentale) trova nientemeno che Lady Gaga. Dopo il grande musical del 1954 e l'apprezzata versione del 1976 con Barbra Streisand, Cooper decide di aggiornare un grande classico senza rischiare di stravolgerne il senso o tradirne lo spirito. Innamorato di questa storia e dei suoi due personaggi, il neo-regista sale sul palco, si mette in prima linea per poi annullarsi, andare dietro le quinte e permettere all'impetuoso talento di Lady Gaga di eruttare e ammaliare tutti. Il resto dello spartito suona al ritmo claudicante di una storia romantica e commovente, piena di alti e bassi, ma non priva di qualche piccola stonatura.
Soggetto: Robert Carson, William A. WellmanTrama
Critica
Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 1 settembre 2018
Alessandra De Luca, 'Avvenire', 1 settembre 2018
Arianna Finos, 'La Repubblica', 1 settembre 2018
Antonello Catacchio, 'Il Manifesto', 1 settembre 2018
Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 1 settembre 2018
Per l’esordio d’attrice la grande popstar e performer torna ad essere “se stessa”, rimette i panni acqua e sapone di Stefani Germanotta (il suo vero nome), si spoglia dei suoi esuberanti ed eccentrici travestimenti e interpreta Ally, una cameriera che ha abbandonato troppo presto il sogno di fare la cantante proprio perché incapace di “vendersi”. Sarà la rockstar Jacskon Maine (Cooper) a scoprirne il talento durante una rivisitazione di La vie en rose in un locale di quart’ordine. E a spronarla per tentare un’altra strada. L’amore è travolgente, l’intesa cantautoriale non è da meno, ma la bottiglia è sempre troppo a portata di mano per Jack e affogare nell’alcool mentre lei inizia davvero a scalare i gradini della fama non sarà l’idea più giusta. I traumi del passato neanche l’amore riuscirà a sconfiggerli.
A Star is Born rinasce per l’ennesima volta sul grande schermo, diventando nello stesso momento in cui lo viviamo già un grande classico.
Non è semplicemente, non solo, per l’evidente chimica tra i due protagonisti, entrambi trascinanti e autentici, non è nemmeno per l’indiscutibile, straordinario lavoro di accompagnamento musicale e sonoro e, probabilmente, neanche per lo sviluppo di una storia tutto sommato prevedibile e lineare: A Star is Born ha dalla sua la potenza della carne e dell’anima, del dolore quale centro da cui partono improvvisi guizzi di felicità, alle volte basta uno sguardo, altre un duetto sul palco, altre ancora ritrovarsi insieme al tavolo della famiglia dei vicini di casa dopo una nottata trascorsa svenuto sul ciglio della strada…
E’ un film che si vive tutto d’un fiato (con qualche flessione nella seconda parte), che colpisce al cuore e alla pancia, che fa sorridere quando Ally inizia a trasformarsi sotto la direzione del suo manager rampante. Ed è un film che prova ad affrontare ancora una volta la riflessione sulla differenza tra l’avere talento e l’aver qualcosa da dire, tra il saperlo fare e il volerlo fare, tra il saper emergere e l’avere successo.
Senza dimenticare i sottotesti legati ad un passato che emerge pian piano (ennesima, magniloquente presenza di Sam Elliott, qui nelle vesti del fratello maggiore di Cooper) e la capacità di sapersi fare da parte al momento giusto. Preparate i fazzoletti.
Valerio Sammarco, Cinematografo.it, 10 ottobre 2018
La prima volta che Jackson incontra Ally, lei si sta esibendo in un locale notturno di drag queen. È truccata e si atteggia a grande star mentre canta La vie en rose. Lui, nonostante tutto quel rossetto e le sopracciglia finte, riesce a spogliarla con gli occhi senza che il desiderio sessuale ne inquini lo sguardo. Jackson guarda Ally e ne vede subito il talento nudo, candido, ancora grezzo nella sua purezza. Il primo incrocio di sguardi tra i due è una promessa ben mantenuta: tra Cooper e Lady Gaga c'è una sintonia spontanea, un'alchimia istintiva e intonata che è la base di un buon film molto classico nell'impostazione, anche perché preceduto da film come Tutto può cambiare e soprattutto La La Land, forse troppo vicini per evitare un confronti sconvenienti. Basato su due parabole artistiche scoordinate, ma in cui l'amore reciproco non conosce dubbi nonostante qualche scossone, A Star Is Born, in uscita nelle sale italiane il prossimo 11 ottobre, emoziona e commuove grazie a un Cooper fragile e protettivo, ma soprattutto grazie alla prepotenza canora di una Lady Gaga capace di far lacrimare anche i timpani. Ci sono almeno due canzoni che risuoneranno ancora per molto tempo nelle orecchie di un pubblico, ma va detto che in un paio di scene centrali Cooper perde un po' il senso della misura, sconfinando nello smielato e nella retorica sul senso dell'essere artisti. A Star is Born è davvero come una bella canzone in cui la profondità del testo non conta più di tanto: basta cantarne il bel ritornello.
Quello che è cambiato dagli anni Trenta a oggi, invece, è il concetto di star e di celebrità. Adesso è facile rischiare di accontentare il pubblico dandogli in pasto quello che vuole, quello che già gli piace. Colpa di uno star system che fagocita, eleva e poi sotterra talenti spesso usa e getta, un meccanismo ciclico in cui la persona viene annacquata nel personaggio e spersonalizzata. E allora è impossibile non applaudire la scelta di affidare la parte di Ally proprio a quella Lady Gaga, nome d'arte del più cacofonico Stefani Joanne Angelina Germanotta, percepita da tutti come diva stravagante, eccentrica e sopra le righe. Cooper manipola con sapienza e furbizia la percezione comune della cantante e la denuda poco per volta, alla ricerca dell'autentico sotto la luccicante corazza di glamour. A Star is born mette in scena un amore autentico, in cui ogni amante diventa il primo fan dell'altro, in prima fila ad applaudirne i successi e raccoglierne le fragorose cadute. In questa visione in chiaroscuro della celebrità, mai patinata e spensierata, Bradley Cooper preferisce delineare meglio il suo personaggio, a scapito di una Ally la cui evoluzione è più brusca e abbozzata. A Star is Born, quindi, rimane ancorato a quello sguardo iniziale, a come un uomo problematico si aggrappa a una luce che gli è capitata per caso. A un uomo che guarda il suo amore e lo vede nascere, fiorire, cadere, cambiare. Con tutto l'entusiasmo e la paura del caso. Assieme a quel momento magico in cui una stella luminosa riesce a duettare con un buco nero. Quel periodo bello che a tutti piace ricordare con una fotografia, un film o una canzone.
Giuseppe Grossi, Movieplayer.it, 31 Agosto 2018Altre informazioni
Sceneggiatura: Eric Roth, Will Fetters, Irene Mecchi, Christopher Wilkinson, Stephen J. Rivele
Fotografia: Matthew Libatique
Montaggio: Jay Lash Cassidy
Scenografia: Karen Murphy Costumi: Erin Benach
Effetti: Crafty Apes, Lola Visual Effects, Peanut FX
credits: