MARTEDì 8 e MERCOLEDì 9 gennaio ore 15.30 - 18 - 20.30 GIOVEDì 10 gennaio 2019 15.15 - 17.30 - 20 - 22.15 |
Regia
Richard Eyre
Genere
DRAMMATICO
Durata
105'
Anno
2018
Produzione
DUNCAN KENWORTHY PER TOLEDO PRODUCTIONS, FILMNATION ENTERTAINMENT, BBC FILMS, COPRODUTTRICE CELIA DUVAL
Cast
Emma Thompson (Fiona Maye), Stanley Tucci(Jack), Fionn Whitehead (Adam Henry), Ben Chaplin (Kevin Henry), Rupert Vansittart (Sherwood Runcie), Rosie Boore (Sarah), Anthony Calf (Mark Berner), Jason Watkins (Nigel Pauling), Nikki Amuka-Bird (Amadia Kalu QC), Dominic Carter (Roger), Nicholas Jones (Rodney Carter), Rosie Cavaliero (Marina Green), Eileen Walsh (Naomi Henry), Andrew Havill (George), Daniel Tuite (Sebastian), Paul Jesson (Humphrey) |
Mentre il suo matrimonio con Jack vacilla, l'eminente giudice dell'Alta Corte britannica Fiona Maye è chiamata a prendere una decisione cruciale nell'esercizio del suo ruolo: deve obbligare Adam, un giovane adolescente malato di leucemia, che per motivi religiosi rifiuta di sottoporsi a una trasfusione di sangue che potrebbe salvargli la vita. In deroga all'ortodossia professionale, Fiona sceglie di andare a far visita ad Adam in ospedale e quell'incontro avrà un profondo impatto su entrambi, suscitando nuove e potenti emozioni nel ragazzo e sentimenti rimasti a lungo sepolti nella donna.
Nel 1989 il Regno Unito promulgò il Children Act, legge finalizzata a garantire e promuovere il benessere dei minori. Molti anni dopo, nel 2014, Ian McEwan diede alle stampe un romanzo dal titolo omonimo (The Children Act, appunto), tradotto e pubblicato in Italia da Einaudi con il titolo La ballata di Adam Henry. Per quanto si provi a dire a parole il film di Richard Eyre, mancherà sempre all'appello l'essenziale. E l'essenziale in The Children Act - Il Verdetto è l'indicibile, quello smarrimento violento e improvviso che coglie qualche volta l'individuo fino a rovesciarne lo spirito e spostare per sempre il suo cuore più in là. C'è una linea di confine oltre la quale le certezze non valgono e dove i concetti di giusto e sbagliato, bene e male, percepiti secondo il sentire più comune, si dissolvono per fare spazio alla dimensione del dubbio. Come nel caso della conflittuale e irrisolta relazione tra laicità della legge e morale dell'individuo.
Soggetto: Ian McEwan - (romanzo)Trama
Critica
Ora arriva sugli schermi il film, sceneggiato dallo stesso McEwan e diretto da Richard Eyre, The Children Act – Il verdetto: Emma Thompson è il giudice dell’Alta Corte britannica Fiona Maye, donna che presiede con saggezza e compassione i casi eticamente complessi inerenti al Diritto di Famiglia su cui è chiamata a pronunciarsi. Il lavoro non finisce mai e a farne le spese è la sua vita matrimoniale, ormai sull’orlo del baratro, con il professore americano Jack (Stanley Tucci), il marito, talmente trascurato da annunciarle l’inizio di una nuova relazione extraconiugale.
Sarà l’urgenza di un nuovo caso da dirimere, però, a costringerla ad un ripensamento profondo della sua intera esistenza. Ancora 17enne, sebbene tra pochi mesi compirà la maggiore età, Adam Henry (Fionn Whitehead) è affetto da leucemia: per salvarsi ha bisogno di una trasfusione di sangue, cura che i genitori e il ragazzo stesso rifiutano dall’ospedale, in quanto ferventi Testimoni di Geova.
La scelta che si impone a Fiona è tra lasciarlo morire o obbligarlo a vivere. Dopo aver ascoltato le ragioni appassionate e commoventi dei genitori di Adam e del personale sanitario, Fiona interrompe il procedimento e prende l’insolita decisione di recarsi in visita da Adam in ospedale, in modo da formularsi personalmente un’idea dell’effettiva consapevolezza di Adam delle possibili conseguenze del suo rifiuto di sottoporsi a una trasfusione.
Dopo aver portato sullo schermo Zoë Heller (Diario di uno scandalo, 2007) e Bernhard Schlink (dal cui racconto “The Other Man” realizzò L’ombra del sospetto nel 2008), Richard Eyre viene ora scelto da Ian McEwan, anche autore della sceneggiatura, per trasformare in film il suo romanzo.
Prodotto dalla BBC, The Children Act è un lungometraggio di eleganza rara, poggiato su interpretazioni di classe indiscutibile – inutile dilungarsi sulla prova di Emma Thompson, al solito sublime – e incentrato sul concetto di giustizia in un ambito, quello relativo ai minori, che giorno dopo giorno riempie le pagine delle cronache mondiali (tra i casi più recenti, si pensi ad esempio a quello del piccolo Charlie, caso intorno al quale si aprì un dibattito di proporzioni planetarie, in termini morali, giuridici e politici).
È su questo labilissimo crinale che il film rimane sapientemente in equilibrio, preoccupandosi in primo luogo degli esseri umani chiamati in ballo, senza fermarsi sulla superficie di slogan o prese di posizione aprioristiche ma provando a scavare nella profondità degli stati d’animo. Ascoltando le ragioni di chiunque, ma soffermandosi – come ovvio – sull’evoluzione dei due personaggi principali, il giudice e il ragazzino.
E di come quel verdetto finirà per mutare le convinzioni di entrambi, in ambiti differenti e con ripercussioni impreviste.
Valerio Sammarco, Cinematografo.it, 16 ottobre 2018
Di questo spiazzamento esistenziale fa esperienza Fiona Maye, giudice nata dalla penna di Ian McEwan ("La ballata di Adam Henry") e confrontata con una richiesta urgente in risonanza con la sua vita privata. Una vita trascorsa a esaminare situazioni altamente conflittuali, a valutare punti di vista che si oppongono, a divorare il tempo che avrebbe dovuto condividere col marito, a risolvere e risolversi con misura e distacco. Ma la fragilità del suo matrimonio e lo stato di salute di un adolescente rompono il suo delicato e costante esercizio, costringendola a confrontarsi bruscamente con se stessa per donare un nuovo senso alla parola responsabilità.
Cercando "l'interesse del bambino", principio in apparenza semplice ma di applicazione sovente dolorosa, la protagonista si perde e perde il filo. L'elemento perturbatore ha il corpo tormentato e il volto seducente di Adam (Fionn Whitehead, il giovane soldato di Dunkirk), indeciso tra principi religiosi e vitale pulsione adolescenziale. L'ambivalenza dell'animo umano è soggetto e materia di un film che illustra senza fioriture il ritratto di una donna travolta da quello che è chiamata a giudicare.
Alla maniera di McEwan, che ha adattato il suo romanzo per lo schermo, Richard Eyre segue la sua protagonista nella prestazione pubblica (la corte, l'ufficio) e nella vita intima (la sua relazione col marito). Il pubblico, che occupa uno spazio maggiore nel film e nel quotidiano di un giudice sicura della propria superiorità intellettuale e sociale, deraglia in un territorio sconosciuto e negli occhi chiari del 'figlio' che Fiona avrebbe forse potuto avere se non avesse sacrificato tutto al suo mestiere.
Emma Thompson è l'interprete ideale di un personaggio che nega le sue emozioni ma non riesce a impedire che affiorino, una donna che non ha visto il tempo passare e si sente improvvisamente invecchiare. Pivot di un dramma umano in cui tutti gli elementi convergono per valorizzarla, l'attrice inglese offre una performance tra le più ricche e sottili della sua carriera, traducendo a meraviglia la sofisticazione e la vulnerabilità del suo personaggio.
La perfezione tecnica e il controllo della partitura gestuale non frenano mai l'emozione ma la sublimano in un racconto di austera bellezza e straordinaria gravità. E come in ogni racconto di Ian McEwan è soltanto alla fine, a tragedia avvenuta, che i suoi personaggi realizzano di non aver compreso nulla di quello che hanno vissuto e di aver fatto probabilmente la scelta sbagliata. Una scelta dagli esiti catastrofici che travolgerà Adam, solo davanti a una fame di vita del tutto sconosciuta, e misurerà Fiona con l'irrimediabilità del suo abbaglio.
Tra sentimento e deontologia, emozioni e determinismo biologico, The Children Act - Il Verdetto confronta due solitudini, interrogando il ruolo della giustizia nelle nostre vite, esplorando la delicata linea di confine tra il secolare e il religioso, dando prova di una complessità tematica impressionante. Un film nutrito dall'immaginario giudiziario e una 'produzione anomala di globuli bianchi' che impatta, con le coscienze, i destini individuali.
Marzia Gandolfi, Mymovies.it, 1 ottobre 2018
"Quando una corte di giustizia delibera in merito all'educazione di un bambino, il benessere del bambino stesso deve essere considerato come prevalente e prioritario", recita il Codice dei minori che nel 1989 rivoluzionò la legislazione britannica in materia di diritto dei minori.
A quel The Children Act si richiama il romanzo di Ian McEwan 'La ballata di Adam Henry' che oggi, sulla base di una sceneggiatura firmata dallo stesso scrittore, diventa Il verdetto, adattamento diretto da Richard Eyre che nel titolo originale riecheggia palesemente quell'atto.
Lui è il regista del celebre e apprezzato Diario di uno scandalo, che nel 2006 ci aveva già dato prova della sua innata abilità nel dirigere gli attori e cadenzarne tempi e ritmi all'interno di un ordito rigoroso ed equilibrato. Qui Richard Eyre si muove dentro le regole classiche del legal drama, ma riesce anche questa volta a porre al centro del film la grazia delle relazioni umane. Un gigantesco e rigoroso affresco delle questioni etiche più contemporanee che spesso si agitano nelle aule di tribunale. Eyre, ma prima di lui lo straordinario McEwan, sospende il giudizio e lascia allo spettatore il compito di decidere.
"In un'aula di tribunale si esercita la legge e non la morale" tuona il giudice Fiona Maye (Emma Thompson), poco prima di pronunciare la sentenza che costringerà un giovane Testimone di Geova affetto da leucemia, Adam (Fionn Whitehead), a sottoporsi a una trasfusione di sangue che potrebbe salvargli la vita e che il ragazzo rifiuta obbedendo ai principi della propria fede religiosa. Decisione alla quale il giudice arriverà dopo aver scelto di andare a fare visita ad Adam in ospedale: comportamento poco ortodosso, che complice i versi di Yeats, cambierà per sempre le vite dei due personaggi. La vicenda pubblica si intreccia senza retorica e inutili ridondanze a quella privata di Fiona, prigioniera del proprio ruolo e causa di un matrimonio anestetizzato che il marito (Stanley Tucci) mal sopporta, fino ad imbastire un provocatorio e surreale monologo in cui denuncia il bisogno di un'amante.
La forza dirompente del film è nella scrittura composta e austera che si trasferisce quasi naturalmente alle prove misurate e straordinariamente dense di umanità del cast; la Emma Thompson glaciale, anche se solo in superficie, si fa quasi totem in una delle sue interpretazioni più potenti e tormentate, costruita attraverso un lavoro di sottrazione e rigore che commuove e scuote.
Stanley Tucci e il giovanissimo Fionn Whitehead non sono da meno: sguardo mite e accusatore il primo, malinconico e straziato da sentimenti contrastanti il secondo. Nel giudice Maye, Adam troverà un nuovo punto di riferimento, riscoprirà un candido innamoramento della vita e si lascerà travolgere dai deliri visionari del giovane eroe romantico appassionato e inquieto. Ognuno dei personaggi lascerà in questa storia la propria firma e non lesina momenti altrettanto indimenticabili Jason Watkins nei panni dell'operoso e discreto segretario di Fiona, che in molte scene funziona da contraltare comico. Encomiabile la capacità del regista britannico di passare organicamente dai toni grigi e compassati del courtroom drama ad alcuni più leggeri, che trovano una naturale collocazione nello spazio della dimensione privata e intima.
Elisabetta Bartucca, Movieplayer.it, 18 Ottobre 2018Altre informazioni
Sceneggiatura: Ian McEwan
Fotografia: Andrew Dunn
Musiche: Stephen Warbeck - (originali)
Montaggio: Daniel Farrell
Scenografia: Peter Francis
Costumi: Fotini Dimou
Suono: Glenn Freemantle
credits: