Critica
Si dice che la felicità non sia la destinazione, ma il viaggio. In questo caso quello che compie l’indiano Aja (Dhanush) che parte da Mumbai alla volta di Parigi sulle tracce di un padre mai conosciuto prima, un prestigiatore francese recatosi in India tanto tempo addietro per imparare l’arte dei fachiri. Il film del franco-canadese Ken Scott è un adattamento del romanzo dello scrittore francese Romain Puértolas, intitolato L’incredibile viaggio del fachiro che restò chiuso in un armadio Ikea, pubblicato nell’agosto 2013 e poco dopo divenuto un bestseller forse proprio per la sua grande capacità di affrontare temi importanti e difficili come la globalizzazione (Ikea impera), la povertà e l’immigrazione clandestina con i toni leggeri della fiaba.
Allo stesso modo la commedia che vede protagonista Dhanush, l’astro nascente del cinema tamil (“Tollywood”) e di Bollywood accompagnato dalla bella e brava Bérénice Bejo, nelle vesti di una nota stella del cinema in un momento della sua carriera in cui si annoia un po’, riesce in modo delicato a far riflettere su un argomento tanto discusso e attuale come quello dei migranti. Accompagnati dal ritmo delle melodie indiane di Nicolas Errera (splendido il numero di danza in stile Bollywood di Dhanush e Bejo) seguiamo con curiosità le peripezie di Aja, un Candido dei nostri giorni, capace di trovare con la sua personalità in qualsiasi circostanza il positivo che viene dalla vita e riviviamo le atmosfere de Il giro del mondo in ottanta giorni di Jules Verne.
Impossibile non pensare a The millionaire di Danny Boyle e al suo protagonista Jamal Malik che viene dalle slum di Mumbai e che si trova a partecipare al grande quiz che potrebbe fargli vincere milioni di rupie guardando Aja che corre tra le strade caotiche della stessa metropoli indiana con un solo sogno: quello di non essere più povero.
Ma la felicità non la fanno i soldi (anche se senza dubbio aiutano), talvolta basta il potere dell’immaginazione e ascoltare delle belle storie per essere felici. Le belle storie infatti ci fanno sentire meno poveri e fanno diventare il nostro mondo un po’ più grande: L’incredibile viaggio del fachiro è una di queste. Buon viaggio.
Giulia "Tandoori" Lucchini, Cinematografo.it, 4 luglio 2018
È l'inizio del rocambolesco viaggio di un eroe per caso, protagonista del romanzo "L'incredibile viaggio del fachiro che restò chiuso in un armadio Ikea" dello scrittore francese Romain Puértolas (che ha un piccolo cammeo nel film), diventato un best seller in Francia. E anche il film che il regista franco-canadese Ken Scott (già autore del divertente Starbuck - 533 figli e non saperlo nonché del remake hollywoodiano dello stesso titolo) ha tratto da quella avventura picaresca è già stato venduto in molti Paesi, perché ha il potenziale commerciale di The Millionaire e la struttura da family movie della quale il mercato internazionale ha un gran bisogno.
La produzione mette insieme Francia, India e Belgio, con una piccola partecipazione esecutiva italiana, poiché il film saltella fra Mumbai e Parigi, Roma e Calais, la Libia e la Spagna, in un viaggio coloratissimo che ricorda le peripezie narrate da Jules Verne (c'è anche una mongolfiera, come ne "Il giro del mondo in 80 giorni"). Anche il cast è multietnico, dalla star indiana Dhanaush, che è anche performer, cantante, produttore e, come si vede nel film, eccellente prestigiatore; alla franco-argentina Berenice Bejo, all'americana Erin Moriarty, al somalo Barkhad Abdi; all'italiano Stefano Cassetti. Questa composizione variegata assume particolare importanza quando ci si rende conto che uno dei temi principali della storia è l'emigrazione forzata di un'umanità in transito semplicemente perché nata nel posto sbagliato.
Aja viene sballottato per caso (e per karma) attraverso il mondo, e lungo la via incontra migliaia di profughi nella sua stessa condizione: ma mentre lui si autodefinisce "un turista" gli altri sono in fuga da un destino segnato, che Aja condivide perché è povero e di pelle scura, a dispetto della fervida immaginazione che lo fa sentire ricco di possibilità. La metafora gioiosa del suo percorso non dimentica di evidenziare che non tutti hanno la sua fortuna o la sua capacità di trasformare le tragedie in successi.
L'incredibile viaggio del fachiro tracima allegria e voglia di sognare e parla a un pubblico di tutte le età, senza sconfinare nel sentimentalismo o nel pauperismo di altre coproduzioni India-Europa. Ci sono la musica, le camicie di seta colorata e l'occasionale balletto bollywoodiano, c'è la dimensione di favola, ma anche un montaggio veloce che elimina i tempi morti e un'ironia leggera che sfugge al pietismo. "C'è qualcosa di vero in questa storia?" "Solo le cose importanti", come dice il fachiro.
Paola Casella, Mymovies.it, 26 giugno 2018
Il film contiene diversi registri, dalla commedia romantica a quella degli equivoci, dall’avventura al fantastico fino alla denuncia sociale. Ogni tappa del viaggio di Aja rappresenta una tematica: Parigi è la “terra promessa” dove i suoi sogni di riscatto si possono realizzare e dove incontrerà l’amore; Londra e Madrid sono “l’equivoco”: qui Aja sarà per tutti un immigrato clandestino come tanti e in questa condizione comprenderà la miseria alla quale sono condannati i popoli che scappano da un destino di morte e guerra; Roma rappresenta l’amicizia, grazie all’incontro con Nelly Marnay (Berenice Bejo) una famosa attrice americana che gli darà una nuova speranza; infine la Libia, in uno sterminato campo profughi. È in questo momento del film che la fiaba di Aja si tramuta in una struggente riflessione sull’immigrazione, sul destino beffardo di milioni di profughi trattati come scarti da smaltire. Una tematica tristemente attuale e scottante visti i recenti scontri diplomatici in Europa sulle misure da adottare in tema di immigrazione e la politica intollerante adottata nel nostro Paese. L’incredibile viaggio del fachiro è una fiaba moderna che non vuole essere soltanto d’intrattenimento ma, appunto, anche di denuncia. Il registro è sempre leggero, arricchito da elementi fantastici e tipici dei film indiani: tra un viaggio in mongolfiera da Roma verso Parigi, un balletto “alla Bollywood”, trucchetti da fachiri e mucche magiche, Aja attraverso il suo racconto tenta di cambiare il destino dei tre piccoli ladruncoli.
Una sorta di La vita è bella di Roberto Benigni alla quale il regista ha dichiarato di essersi ispirato. Cambiando continuamente registro il film trascina lo spettatore in una serie di episodi divertenti ed emozionanti, tra sogno e realtà, durante i quali Aja scoprirà se stesso e l’amore.
Caterina Sabato, Cinematographe.it, 29 giugno 2018