LUNEDì 5 ottobre 2020 ore 15.30 - 18 MARTEDì 6 e MERCOLEDì 7 ottobre ore 15.30 - 18 - 20.30 GIOVEDì 8 ottobre ore 15.30 - 18 ore 20.30 (Sala Lampertico - in V.O. con sottotitoli) |
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Regia
Eliza Hittman
Genere
DRAMMATICO
Durata
101'
Anno
2020
Produzione
ADELE ROMANSKI, SARA MURPHY
Cast
Sidney Flanigan (Autumn), Talia Ryder (Skylar), Théodore Pellerin, Ryan Eggold, Sharon Van Etten |
Autumn ha 17 anni. È cresciuta nella Pennsylvania rurale, dove la vita è tranquilla. Ora, di fronte a una gravidanza non intenzionale, è certa di non poter fare affidamento sulla sua famiglia. Tuttavia, sua cugina Skylar, con la quale condivide l'onere di dover sopportare un supervisore squallido nel loro noioso lavoro part-time, è solo la compagna di cui ha bisogno per "sistemare" la sua situazione. Insieme partirono attraverso i confini statali per New York.
Al terzo lungometraggio, l'americana Eliza Hitman perfeziona il suo sguardo sull'adolescenza e sul corpo della donna con il delicatissimo ritratto di una ragazza sola e determinata a gestire liberamente la propria vita. È comparsa una perla alla Berlinale: il dramma indie dell’americana Eliza Hittman Never Rarely Sometimes Always. La vicenda di un’adolescente involontariamente rimasta incinta raccontata in un dramma calmo che mostra la realtà MeToo di giovani donne dalla vita normalissima.
Trama
Critica
Ciò che rende Never Rarely Sometimes Always un film bellissimo è l'estrema precisione dello sguardo della regista sulle sue due protagoniste, Autumn e Skylar, interpretate dalle esordienti Sidney Flanigan e Talia Ryder. Il racconto della loro adolescenza nel New Jersey è identico a quello di infiniti altri film indie americani (formula valida ormai unicamente come modello stile, considerato che qui produrre è la Focus Features e a distribuire addirittura la Universal). Autumn è una anonima ragazza della provincia americana, con la passione per la musica, forse un amore finito alle spalle, un umore malinconico di fronte al quale la madre (interpretata dalla cantante Sharon Van Etten) non può nulla. La gravidanza indesiderata arriva come una condanna, lo scotto da pagare per essere donna.
Eliza Hitman affronta la questione dell'aborto come un argomento inevitabile, fuori da una logica morale o da un'intenzione neo-femminista. Il suo film è la cronaca di una decisione, di un viaggio, di un percorso psicologico e medico, di un rapporto fra due ragazze che si rispettano e si vogliono bene come due cugine, senza essere amiche ma riconoscendosi reciprocamente. Come due donne naturalmente solidali.
Il femminismo della regista è soprattutto una forma d'attenzione, una vicinanza ai personaggi misurabile dalla posizione della macchina da presa, sempre vicinissima ai corpi, dalla durata dei singoli piani, dalla precisione degli stacchi di montaggio o dal ritmo con cui le tappe del viaggio si susseguono senza disperdere mai la tensione: dalla scoperta della gravidanza alle prime visite, dalla decisione di partire al tragitto e poi alle varie situazioni vissute a New York, in cui Autumn scivola progressivamente in uno stato di confusione e paura e il personaggio di Skylar che si ritaglia uno spazio di libertà e dolcezza.
Never Rarely Sometimes Always è un quadro composto da tanti tasselli (alcuni simbolici, come la pesante valigia che Autumn e Skylar si trascinano per le strade, altri più diretti, come le molestie che le due ragazze subiscono sul lavoro o in metropolitana), che passo dopo passo costruiscono il ritratto a tutto tondo di una condizione femminile accettata con consapevolezza. Oltre i corpi, le parole, gli sguardi, la regista nasconde il dolore segreto di una ragazza forse abusata, sicuramente sola, e nel momento più forte del film chiamata a inserire la sua indicibile esperienza nel quadro definito dai quattro avverbi del titolo: «mai, raramente, a volte, sempre», dal questionario a cui ogni ragazza decisa ad abortire deve rispondere per rivelare un'eventuale violenza subita.
Roberto Manassero, Mymovies.it, 25 febbraio 2020
È un pò di tempo che Autumn (Sidney Flanigan) non sta bene. La madre è preoccupata, il padre infastidito dice che dovrebbe farsi esaminare la testa. Lei intuisce che la ragione è probabilmente più profonda. Quando visita segretamente un centro di consulenza femminile, la diciassettenne fa un test di gravidanza – è positivo. Da parte di quel consultorio di provincia cominciano le pressioni sulla ragazza. Per lei, figlia di una famiglia della classe operaia nelle zone rurali della Pennsylvania, mantenere il bambino è fuori questione. Ma come fare? Con la cugina (Talia Ryder) va a New York per trovare aiuto. Sono apparentemente tranquille le due protagoniste del terzo lungometraggio di Eliza Hittman, in competizione a Berlino nonostante una premiere al Sundance.
Una buona decisione, dal momento che è una delle migliori opere mostrate finora. La regista trasmette la fragilità delle due ragazze con un’urgenza che non disturba ma raggela. Ragazzi che le fanno avances in strada, il responsabile del supermercato dove lavorano che le accarezza e bacia, maniaci che di notte le fanno fuggire dal vagone della metropolitana. Per una ragazza di diciassette anni tutto questo è evidentemente normale, e loro non si scoraggiano. Ma il volto di Autumn comincia ad essere segnato dalla tensione, e poi dalle lacrime, quando deve rispondere alle domande dell’assistente sociale nel consultorio di New York. È qui che emerge la violenza subita in famiglia. Dal padre. E forse non solo. La lunga scena del colloquio è senza tagli. Le opzioni di risposta sono: mai, raramente, a volte, sempre.
Con questo dramma, per il quale ha anche scritto la sceneggiatura, Hittman continua la sua serie di impressionanti drammi giovanili. Come recentemente nel film per adulti Beach Rats su un giovane gay alla periferia di New York, Hittmann sa come mettere in scena i problemi dei giovani americani oggi. L’assistenza degli adulti non è mai un’opzione. Ma c’è amicizia – e qui solidarietà femminile. Quando Skylar paga il biglietto di ritorno per entrambe con un bacio dato a un ragazzo gentile, Autumn nasconde le sfiora la mano. Never Rarely Sometimes Always ci lascia un segno di speranza.
Simone Porrovecchio, Cinematografo.it, 27 Febbraio 2020
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